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Le patate IGP della Sila

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Le patate IGP della Sila

Partiamo da un dato certo. La Sila è totalmente avulsa da fonti di inquinamento atmosferico e/o idrico, grazie alla totale assenza di industrie sul territorio e strade trafficate. Uno studio del 2010 ha infatti rilevato sull’altopiano silano concentrazioni di polveri sottili inferiori a quelle rilevate sulle isole Svalbard, vicino al polo nord. Questo contesto giustifica il riconoscimento IGP per la patata coltivata in Sila. In Italia in tutto sono quattro le zone di produzione che possono fregiarsi di tale denominazione. Certo è che la coltivazione della patata sull’altopiano silano è da sempre un’attività tradizionale e ha un ruolo importante nell’economia locale. A metà degli anni cinquanta, per esempio, per porre un certo ordine nella coltivazione del tubero, viene fondato il “Centro silano di moltiplicazione e selezione delle patate da seme” (CE.MO.PA. silano) che si occupa principalmente di diffondere semi certificati. La patata della Sila viene coltivata ad un’altitudine di 1.200 metri nell’ambiente incontaminato del Parco Nazionale. Il terreno è ricco di potassio e l’irrigazione con acqua di sorgente ed un microclima con forti escursioni termiche le conferiscono caratteristiche uniche. Come noto, la patata fu importata in Europa dalla catena montuosa delle Andem e rappresentava uno degli alimenti principali degli Inca. Tuttavia, come per molti vegetali importati dalle Americhe, era considerata non adatta all’alimentazione umana. Lo restò fino all’inizio del XVIII secolo quando invece l’opinione mutò radicalmente. Si capì, infatti, che poteva fornire una quantità di calorie 2-4 volte superiore, a parità di superficie arata, rispetto al frumento. In più aveva tempi di maturazione minori. Grazie alla sua grande adattabilità, oggi è coltivata in tutte le regioni d’Italia. La patata in cucina è divenuta ormai un must, estremamente utilizzata per quel che riguarda la frittura o la cottura in forno. Quella della Sila, i cui primi riferimenti alla coltivazione si trovano nella Statistica del Regno di Napoli del 1811, è rinomata per essere di alta qualità e con fortissime connotazioni organolettiche. Si tratta, infatti, dell’unico prodotto di alta montagna coltivato nel centro del Mediterraneo. Questo particolare la rende più unica che rara. Ad avvalorare la tesi c’è uno studio del 2002 condotto dal Centro Interprovinciale di Sperimentazione Agroalimentare “Mario Neri”. Gli esperti hanno analizzato la varietà Agria coltivata in Sila e l’hanno paragonata alla stessa varietà coltivata in altre zone d’Italia. Hanno ripetuto poi il procedimento confrontandola con una terza varietà molto simile coltivata in Germania. Il risultato ha portato alla luce una sostanziale differenza di materia secca e quindi un contenuto maggiore di amido che conferisce al prodotto un sapore tipico più intenso.

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